Le letture di Antonella Albano, scrittrice e insegnante

Al Curriculum Del Lettore di Antonella Albano affiancai il Dracula di Bram Stoker. Uno di quei testi che campeggiano nella libreria chiedendo di essere letti e che, ancora attendono.

Perché affianco un romanzo gotico e vampiresco alla mia ospite? Perché è l'autrice di un bel romanzo a tema (Io, Liam) ed è difficile non rimanere travolti dalla passione che ci mette nello scrivere. Un dono, quello della scrittura, che pare benedizione e dannazione insieme e dalla quale si legge tutta la forza di Antonella Albano.



Il Curriculum Del Lettore di Antonella Albano

Storia di libri divorati

Antonella Albano #CurriculumDelLettore

Oggi, in un bel romanzo che sto leggendo, ho incontrato una parola: “fulvo”. Improvvisamente mi si è squarciato un velo nella memoria. Perché questa è una parola che mi fece sorgere un interrogativo quando ero ancora bambina. Momenti e libri che avevo completamente dimenticato. Erano dei volumi che riassumevano storie e film per ragazzi, della Disney e “fulvo” era il colore del mantello di un bel setter, protagonista di una storia eroica, e io, che non conoscevo la parola andai a cercarla sul vocabolario, scoprendo il nome di un preciso colore, per la prima volta. “Fulvo” è una parola letteraria, pochi la userebbero nel linguaggio normale, ma all'epoca dovevo essere all'inizio del mio rapporto con la lettura, e la curiosità cominciò a divorarmi senza smettere mai. Cominciai e non smetterò finché potrò: questa è una certezza per me.

Quindi sì, letture tradizionali, libri per ragazzi, Piccole donne, I pirati della Malesia, Capitani coraggiosi, Il Corsaro nero. Salgari, Alcott e i classici, regalati da zie che non ringrazierò mai abbastanza: le mie pusher. Ok, Maupassant, cara zia Anna, non sono mai riuscita a leggerlo, ma Scott, con Ivanohe, Waverley, e non mi ricordo più che altro, li divorai.

Da Topolino, che mi ha insegnato l'amore per le parole, passai ai fumetti, che mi aprirono al rapporto tra parole e immagini. Marvel ed eroi di cartone come se piovesse. Fagocitavo persino Selezione dal Reader's Digest – che solo i vecchi sanno cos'è –, persino i libri di spionaggio di mio padre, quando ero proprio in preda alla disperazione e non sapevo che leggere.

D'accordo, ma quale libro, quali libri mi hanno davvero impressionato? È possibile che il fatto che io ora scriva non c'entri nulla con l'intrepida Jo March di Piccole Donne? Non credo proprio: c'entra, c'entra, anche se con uno scoppio ritardato di parecchi decenni. E Il piccolo principe di Antoine de Saint Exupery non ha forse orientato la mia inesausta ricerca di una semplicità e profondità esistenziale?

“L'essenziale è invisibile agli occhi”.

Me lo devo ricordare sempre, ora che mi barcameno di continuo fra burocrati tronfi della propria vuotezza, ora che il mondo mi sussurra che bisogna essere concreti, realisti, pragmatici... Il Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien. Certo, come no: la pragmaticità fatta libro. No, mi spiace, quei libri parlano della Realtà più vera, quella che percepisce chi sa sguazzare nella metafora, senza sensi di colpa. Diffido dei realisti a tutti costi, spesso quella è gente povera, che deve guardare in basso perché ha paura di illudersi guardando in alto. Ho bisogno di qualcuno che mi parli di Bene e di Male, con chiarezza e autorevolezza. Quindi sì, una scrittrice per ragazzi, un aviatore scrittore e un professore di storia medievale.

Poi c'è Oscar V. Milosz con il Miguel Maňara, la storia del don Giovanni, la storia vera, significativa, profonda, di un uno sciupafemmine crudele e annoiato che incontra l'amore della sua vita, per brevissimo tempo, e poi diventa monaco, inseguendo l'Amore e la Bellezza. Quel libro è all'inizio della mia vita adulta perché parla di perdono, di misericordia. Quel libro mi ha cambiato la vita. Un pezzo di teatro brevissimo, ma fulgente (a proposito di aggettivi letterari).

Uno shock fu per me quando un giovane supplente al primo anno delle superiori mi consigliò di leggere Fontamara, di Ignazio Silone. Un libro di un pessimismo tale che mi fece cadere nella depressione (quasi) e che mi ha messo addosso un pregiudizio fortissimo verso gli autori italiani, che leggo sempre con molta prudenza. Confesso che pure Verga non è che mi abbia esaltato. (Non ditelo ai miei alunni, per favore). Per reazione a questo mefitico bagno di realismo, ho amato sconsideratamente il G.K. Chesterton di Le avventure di un uomo vivo. L'ho adorato e lo adoro, perché apre a un ottimismo nient'affatto becero e stupido, anzi... Questo autore mi ha dato con efficacia le ragioni della sua speranza, e lo amerò sempre.

Poi sarebbe difficile continuare, perché ho letto di tutto. Le Carrè, P.D. James, Michael Connelly, Patricia Cornwell, ma pure Bram Stoker, Doestoevskji (Delitto e castigo soltanto) Thomas Mann (La montagna incantata: mai finito) Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray) Heinrich Böll, Candace Robb e Jean Auel. E poi tanta altra roba.

Qualcuno mi ha commosso oppure mosso? Sì, Silvana De Mari con L'ultimo elfo; Giorgia Lepore con L'abitudine al sangue; Il bambino con le nuvole negli occhi di Jayne Phillips e altri, sicuramente, ma ora un elenco sarebbe inutile. Anzi è inutile anche quello di sopra.

Perché mi hanno “mosso” questi libri? Per una verità, per una serietà nel cercarla, per uno stile puro nel raccontare, perché i libri scritti dietro un'urgenza si possono riconoscere, ed è quello che mi auguro succeda a voi. Con tutto il cuore.