Le letture di Noemi Borghese: blogger e Digital Strategist

Curare un blog è complicato, non basta solo pensare e scrivere i contenuti che andranno a comporre il calendario editoriale ma è necessario ingegnarsi su come distribuirli tramite i canali social ai quali è collegato. Lavoro, quest’ultimo, richiesto al Digital Strategist. Noemi Borghese è questo, una Digital Strategist. Su In Borghese, si dipinge come una snob ma, nella vita reale, è una ragazza alta, slanciata, con una bella cascata di riccioli neri, sorridente e chiacchierona. Una persona dolcissima, pronta a darti una mano e a rispondere a tutti i dubbi e le domande che girano attorno al suo lavoro. A Verona, dopo aver scoperto la sua formazione in Beni Culturali, non ho potuto fare a meno di rimanerne affascinata e così le ho chiesto il suo Curriculum Del Lettore. Il ruolo che dà ai libri mi ha sbalordita, perché ha colto un punto di vista e un approccio alla lettura che non avevo mai preso in considerazione. Vieni a scoprire perché?


Curriculum del lettore di Noemi Borghese

I libri di una Social Media Manager

Noemi Borghese

Durante l’adolescenza, dopo il liceo, ho vissuto un anno in cui avevo deciso di sospendere gli studi universitari perché non ero convinta di quello che stavo facendo: avevo la sensazione che il mio percorso di istruzione mi fosse stato imposto dall’alto – sì lo so, lo pensano moltissimi adolescenti, ma restate con me nel 2005 un altro po’ – ed in effetti è stato così.

L’adolescenza è, tra le altre cose, un periodo in cui è fondamentale cercare la propria identità al di fuori di quello che ci hanno imposto i genitori, e se è vero che spesso risulta una ricerca che non porta da nessuna parte, riesce perfettamente a portarti sulle tracce della tua identità, che diventa un tassello fondamentale della tua vita di adulto.
Ho deciso di smettere di leggere perché l’ambiente in cui sono cresciuta mi imponeva di farlo: essere un adulto che non ama leggere sarebbe stata la vendetta, verso i miei genitori, che non ero mai stata in grado di inferire in altri modi.


E infatti è andata esattamente così: ho lasciato la saga dei Malaussène di Daniel Pennac a prendere polvere, e così la bibliografia di John Fante; ho interrotto lo Hobbit, ultimo libro cominciato, e l’ho terminato esattamente tre anni dopo, con estrema fatica;
I Fratelli Karamazov non sono mai riuscita a terminarlo, ma Anna Karenina è stato per dieci anni in attesa con il segnalibro allo stesso punto, l’ho finito soltanto un paio di anni fa;
ho guardato per mesi, sul mio comodino, la copia di Scritti Corsari di mia madre, dicendomi di smetterla con questa battaglia e ricominciare a leggere, senza mai riuscire a farlo.

Il primo libro che ho letto dall’inizio alla fine è stato Le avventure di Robinson Crusoe ed è stato a sei anni e mezzo, ricordo il giorno in cui l’ho finito e da allora li ho sempre contati tutti, come in una gara con non si sa bene chi.
Libri per ragazzi e per adulti, per lo più romanzi: ma da un giorno all’altro, dopo più di dieci anni, la lettura aveva smesso di essere un piacere ed era diventata l’ancient régime.

Un giorno ero all’Università e stavo parlando con un’amica di un esame che avremmo affrontato di lì a qualche giorno. Eravamo fuori l’ingresso, ci intrattenevamo qualche minuto insieme prima di tornare entrambe verso casa. Mentre lei era agitata, io ero inspiegabilmente più serena, nonostante avessimo studiato insieme, così mi sono ritrovata a tranquillizzarla, consigliandole di prendere la sfida con leggerezza, che non significa superficialità.

In cammino verso casa, ripensando all’inaspettata calma con cui avevo tranquillizzato la mia compagna di studi, mi è comparsa davanti agli occhi la copertina di Lezioni americane di Italo Calvino. In quell’esatto momento mi sono resa conto di cosa fosse accaduto al mio cervello: la lezione sulla leggerezza, che ho letto decine di volte al liceo – Lezioni americane è tutt’ora il mio libro preferito - era diventata parte della mia personalità.

Mi è diventato chiaro che rinunciando alla lettura rischiavo di rinunciare a tutta la futura saggezza di cui è necessario disporre nella vita per affrontare qualunque sfida.

Non ricordo onestamente se ho mai raccontato questo aneddoto a nessuno, probabilmente no perché è motivo di imbarazzo. Ma dopo quasi dieci anni è una storia buffa da raccontare, e forse spiega esattamente quale sia il mio rapporto con la lettura: i libri sono i miei genitori!

Allora, che ne pensi del Curriculum Del Lettore di Noemi Borghese? A proposito, non è la prima Digital Strategist che ospito. Se sei curioso, ci sono anche i libri di Luigi Ferrara! :)