Le letture di Francesco Mercadante, blogger di Errori & Parole

Padroneggiare il linguaggio in tutti i suoi aspetti - grammaticali, stilistici, lessicali e sintattici - è un’impresa ardua e piena di tranelli. Tranelli segnalati da Francesco Mercadante che ho paragonato a L'isola del tesoro di Stevenson. Mi domando se assomiglia di più a Jim Hawkins o a Long John Silver. Propenderei per Jim il quale riesce a trarre in salvo i buoni e, pur stimando le abilità di Silver, ne narra con forte spirito critico. Associazione letteraria a parte, concentriamoci sul Curriculum Del Lettore di Francesco Mercadante. Buona lettura!



Curriculum Del lettore di Francesco Mercadante

La parola al fondatore di Errori & Parole

Curriculum del lettore di Francesco Mercadante

Avevo all’incirca diciassette anni, quando, per la prima volta, mi avvicinai ad un libro con una qualche cognizione di causa: era Il piacere di Gabriele D’Annunzio e cominciai a leggerlo durante un viaggio in treno da Palermo a Roma. In precedenza, forse tre o quattro anni prima, mi ero dedicato alla lettura dei canti pisano-recanatesi di Leopardi, ma ero talmente piccolo da seguire più la suggestione e la musicalità del ritmo poetico che i contenuti e i significati.

Con il passare del tempo, incalzato dall’empito dell’adolescenza e dal fervore dell’inconsapevolezza, volli misurarmi con qualcosa d’impegnativo. Non so se l’esigenza nacque in me per pura passione o manie di grandezza, tuttavia, dopo D’Annunzio, mi ritrovai ingobbito sulla Critica della ragion pratica di Kant. Non ne capii molto, se devo essere sincero, tanto che, a distanza di oltre vent’anni, ricordo l’esperienza come qualcosa di ‘traumatico’. Pensavo di essere ottuso o un po’ duro di comprendonio.

Tra un cruccio e l’altro, però, mi resi conto che Leopardi, D’Annunzio e Kant stavano per cambiare la mia esistenza umana e intellettuale. Mi resi conto di volere andare avanti, nonostante i dolori ‘ermeneutici’.

Dopo il liceo scientifico, decisi quindi di studiare il greco da autodidatta e mi iscrissi al corso di laurea in filosofia, dove conobbi i testi di Platone, Aristotele, Schelling, Hegel, Nietzsche e Heidegger. È bene ch’io dica che, negli anni, la mia visione della filosofia s’è fatta negativa, come se fosse una materia da trattare con diffidenza, mai senza prendere adeguate precauzioni.

Nella dimensione didattica, le tappe importanti furono segnate dai seguenti scritti: il Fedone di Platone, la Metafisica di Aristotele, Sull’essenza della libertà di Schelling, La scienza della logica di Hegel, Così parlò Zarathustra di Nietzsche, libro ancora frainteso, ed Essere e tempo di Heidegger.

Quello universitario fu anche il periodo della scoperta delle Elegie duinesi di Rilke e dei versi di Celan ne Di soglia in soglia. È quasi impossibile fare una selezione dei cosiddetti libri preferiti, avendo come osservatorio circa venticinque anni di lettura, cosicché mi limito ad indicare quelli che hanno influenzato in maggiore misura il mio pensiero e le mie scelte.

I grandi romanzi entrarono a far parte della mia quotidianità un paio d’anni dopo la laurea. L’uomo senza qualità di Musil, La tetralogia di Giuseppe di Thomas Mann, I fratelli Karamazov di Dostoevskij e I miserabili di Hugo sono, a mio avviso, i più grandi capolavori che siano mai stati scritti. Aggiungo a quest’elenco La Sanfelice di Dumas e mi fermo non perché manchino i titoli, ma perché, se continuassi, verrebbe meno il criterio della scelta.

In conclusione di questo excursus del lettore, sento di avere degli obblighi morali nei confronti di alcuni grandi scienziati i cui saggi mi hanno permesso di insegnare, scrivere e rigenerare la mia interpretazione della realtà: L’istinto del linguaggio di Pinker, Linguaggi e problemi della conoscenza di Chomsky, La gran madre e Storia delle origini della coscienza di Neumann, Il pensiero selvaggio di Lévi-Strauss, Al di là del principio del piacere di Freud e Libido Simboli e trasformazioni di Jung. Oggi, chi sono, dopo tante letture? In sostanza, sono quel che faccio nel momento in cui mi si chiede chi sono; in vita, sono uomo che si ostina a scrivere libri in nome d'una specie di un… Meraviglioso ‘nonsoche’.