I libri di Alessandra Ortenzi: blogger e giornalista sportiva

Alessandra Ortenzi è una forza della natura con un'indole matematica. Scrive per bilanciamo e ha sempre in testa milleuno progetti e li porta avanti tutti, con impegno e dedizione. Ma cosa legge una giornalista sportiva, una blogger di Bilanciamo dalla mente matematica e con la passione per i progetti? Ce lo racconta con il suo Curriculum del lettore...





Il Curriculum Del Lettore di Alessandra Ortenzi

Bionda e giornalista sportiva

Alessandra Ortenzi (immagine profilo Facebook)

C’era una volta una bambina a cui piaceva da morire leggere.
Viveva in una piccola città di provincia, una città giovane dove i palazzi e le strade non avevano storia, se non quella di un periodo troppo vicino per affascinarla così tanto come le favole di Esopo. Probabilmente fu quello il libro che lesse per primo. Era un bel librone grande, pesante con la copertina rigida. Lo guardava e cominciava a sognare. L’immagine de La Volpe e l’uva sulla rigida superficie già la riportava a paesaggi così lontani dalla sua realtà. Questa bambina, un po’ precoce per la sua età, con in testa tanti pensieri e tanta creatività, amava disegnare sulle ante degli armadi.


Faceva finta di essere a scuola e di fare la maestra. Fu così che la zia, una professoressa di Latino e Greco, per distoglierla da quella sciagurata passione, le mise in mano un libro magari un po’ difficile per i suoi 10 anni, ma che la risucchiò per tutta l’estate: La Storia di San Michele di Axel Munthe. Si perse nella descrizione di Capri, nei suoi colori e profumi. Fece suo quel senso di compassione, di apertura verso il genere umano. Non lo capiva bene, da bambinetta qual era, cosa le avrebbe lasciato quel libro.

Gli anni passavano. Libri ovunque. Una famiglia di lettori avidi ed esigenti. L’adolescenza ed il tempo del Liceo furono segnate da un’unica saga: Il Signore degli Anelli di di J.R.R. Tolkien. Per il film avrebbe dovuto attendere almeno 20 anni. Ma il libro, anzi i 3 libri per l’esattezza, le fecero compagnia tra una versione di Greco ed una lezione di Filosofia. Fu la volta de Lo Hobbit che, pur se pubblicato dopo la trilogia, le aprì le porte di Hobbiville e della Contea. L’adolescenza trascorse sognando l’amore di Aragorn e Arwen, la saggezza di Gandalf, la magia di Galadriel e la forza della Compagnia dell’Anello.

La bambina divenne ragazza, e da ragazza conobbe l’amore. La passione per tutto quello che ruotava attorno a Londra ed alla verde Inghilterra, la portò ad innamorarsi di due libri pazzeschi: Shakespeare per la Gioventù, un vecchio libro blu, anni 50, ereditato dalla vecchia zia, con la copertina cartonata ed i caratteri un po’ grandi, di cui lesse tutte le storie svariate volte, e Shakespeare in amore, un piccolo libricino di sonetti e canzoni sia in italiano che in inglese.

"Ci sono tre generi di uomini: coloro che vivono,
coloro che muoiono, e coloro che vanno per mare". - Platone

Il disincanto della quotidianità, l’abbandono della vita romantica per la vita reale, le fece fare i conti con la prima importante perdita della sua vita, la più dolorosa. Fu proprio in quel momento che scoprì un libro fondamentale per esorcizzare il dolore: Maria Tempesta di Janine Boissard. La storia di una donna che perde il suo uomo in mare, inghiottito dai flutti dell’atlantico e rinasce, prendendo in mano lo stesso lavoro che è stata la causa di morte di suo marito.

Un libro pieno di forza. Tra le pagine scivola via la descrizione della guerriera, capace di azioni incredibili, che si cela dietro ogni donna. La nostra bambina era cresciuta definitivamente. E lo aveva fatto attraverso l’amore e la morte. Forte, determinata e quasi invincibile. Il dolore l’aveva forgiata per resistere e sopravvivere.

La prospettiva cambiò. L’ergersi sopra le cose, il vedere da un punto di vista sensibilmente diverso, più “elevato” rispetto agli altri, la condannò ad una vita in semi solitudine, immersa nei suoi libri e nei suoi ricordi. Leggere leggeva. Tanto e tante cose. Ma un libro in particolare, come un colpo di fulmine, piombò nella sua vita: La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger. Una rincorsa, attraverso le pieghe del tempo di due anime alla continua ricerca l’una dell’altra. Alla bimba (ormai donna) erano sempre piaciuti i racconti fantastici, ma questo era geniale. Una costruzione temporale mai letta, una trama nuova ed una emotività, un coinvolgimento che era tanto che non provava. Una frase si era appuntata su di un foglio di carta che teneva sul comodino:

“Lui scompare senza preavviso ed involontariamente. Io lo aspetto. Ogni minuto di attesa dura un anno, un’eternità. Ogni minuto scorre lento, trasparente come vetro. Attraverso ogni minuto vedo un’infinità di minuti in fila, in attesa.”

Credo sia l’ultimo libro romantico e struggente letto dalla bambina. La sua vita da adulta si trasformò in qualcosa di più empirico. Cominciò a studiare numeri e tecnologia. Non c’era più posto per il romanticismo, le fantasie di un’adolescente, le favole della fanciullezza. Assieme alla TV rinunciò anche ai romanzi, quasi ad allontanare la tentazione di venire risucchiata dalla normalità. Essere Digitali di Nicholas Negroponte fu uno dei libri che le rimase più impresso. L’ho incontrata questo weekend. Ha appena finito di leggere Rete Padrona di Federico Rampini e CyberWar di Riccardo Meggiato. E’ convinta che la rete collasserà, che quello che stiamo vivendo ora è l’illusione della perfezione digitale e che solo chi ha un’esperienza analogica sopravviverà al futuro NONdigital. Mi è sembrata un po’ stramba. Forse legge troppo.