Le letture di Silvia Camnasio: blogger di Moto39

Ho conosciuto Silvia Camnasio partecipando alla sua lodevole iniziativa #liabbiamoaiutaticosì e ancora non mi sono ripresa dall’ondata di entusiasmo e calore che mi ha dimostrato accogliendo un piccolo racconto autobiografico che ho intitolato C’è sempre qualcuno a darti una mano. Silvia non ha voluto correggere e cambiare niente dello scritto (nel quale ho rilevato parecchi errori personali) che le ho inviato. Leggendo le sue letture, mi sono trovata a saltare da un pensiero all’altro come una novella Alice nel paese delle meraviglie, tra frasi telegrafiche, battute di spirito e puntini di sospensione. L’ho riletto più volte e mi sono detta anch’io, eccheccavolo, perché dovrei “editarlo”? Va bene così com’è, non mi resta altro che augurarti buona lettura e… buon divertimento! :*


Curriculum Del Lettore di Silvia Camnasio

Libri e letture in sella a Moto39


#CurriculumDelLettore di Silvia Camnasio (Moto 39 Il blog)

Inizio premessa

Se entro in casa di una persona e non vedo almeno un paio di libri sparsi per casa, più di una libreria almeno, dico una trentina di libri, guardo l’orologio, faccio finta di avere dimenticato un appuntamento e me la filo. Se li vedo, faccio mente locale dei titoli che sono di fronte a me e comincio ad analizzare. I libri sono parte integrante o addirittura lo specchio di una persona, del momento che sta vivendo. Chi ti dice che una Signora che compra in edicola un fantastico Harmony, non stia cercando di riconquistare il marito? O più semplicemente ha voglia di farsi una crociera e non potendo permetterselo, almeno con la fantasia, ci va con un belloccio alto, biondo e con gli occhi azzurri. Considerando che la sera va a letto con un pelaticcio alto meno di quanto è grosso e con la fiatella perché ha ricominciato con la fissa dell’aglio che fa tanto bene, eccheccavolo, lasciatele almeno l’Harmony

Fine premessa.


Inizio panico

Ecco e adesso chi glielo dice che il mio primo libro a 12 anni è stato La storia di Madame Curie… che se lo prendo in mano adesso, non lo butto nel camino solo perché “i libri li bruciano solo gliereticimaquasiquasi……
E per fortuna che allora non avevo ancora la sindrome da autore unico…
Oramai ci sono ed allora che confessione sia!

Fine panico.

La sindrome da autore unico: se leggo un libro che mi piace, finché non ho letto tutto, ma proprio tutto quello che ha scritto quell’autore, fosse anche la lista della spesa, non sono contenta.

E’ per questo che… lo scrivo? Va beh, lo scrivo..

E’ per questo che mi sono letta tutti i libri di Fantozzi. Odiavo la versione cinematografico/televisiva ma a leggerlo, mi sbellicavo… va beh ero piccola, non fare quella faccia! Poi mi sono rifatta con tutto Guareschi minuto per minuto! Ma Don Camillo alla televisione, non me lo perdo nemmeno adesso, anche se, oramai li so a memoria, ma una rinfrescatina non fa mai male. Quelli erano proprio belli, scritti benissimo e rappresentavano un periodo che non c’è proprio più. Ci fossero ancora dei Don Camillo…

Ritorno del panico.

Ho letto gli altri Curriculum del lettore, come gli spiego che quando ho preso in mano l’Ulisse di James Joyce, ho pensato :

”Questo l’hanno rovinato i Jaliss, con fiumi di parole… altro che flusso di coscienza….”

Fine panico.

Avendo avuto le idee mooolto chiare fin dalla nascita su cosa avessi fatto da grande, quando ho scoperto che James Herriot, veterinario

irlandese, aveva scritto la sua storia in un numero imprecisato di romanzi, li ho comprati, letti, riletti, comprati in inglese, letti e riletti. Le sue storie mi hanno consentito di resistere tutti gli anni del liceo, a studiare e leggere di cose di cui non mi interessava assolutamente nulla, e persistere per arrivare a raggiungere l’università.

Arrivo così circa alla maggiore età. E lì la folgorazione, complice un moroso - chiamasi così in dialetto milanese un fidanzatino - che mi fa leggere prima il Siddharta, primo colpo di grazie e poi Il tao della fisica di Fritjof Capra. E lì ho capito che il mio cervello andava in blocco quando leggeva qualcosa di troppo stimolante, bello, diverso, appagante.

Come in una indigestione non riusciva più a leggere altro, fino a che l’assuefazione non passava….

Direi che questa è stata la svolta, i 2 libri che mi hanno fatto capire che il mondo, è un universo UNO.

Che se vuoi essere un albero, basta pensare da albero, se vuoi essere sabbia, basta pensare come sabbia… se vuoi essere formica, pensare come formica. La fisica quantistica, arriva alle stesse conclusioni delle filosofie orientali.

Più o meno, perché certe letture sono e rimangono confinate a certi periodi della vita, rileggerli dopo tanti anni, sarebbe come pensare di riprendere un vecchio Ciao (motorino Piaggio, spiegazione per Rita…ha ha è una cosa tra di noi, scusate…) perché da ragazzina era così bello… a 40 anni, ti spacchi il di dietro e basta!

Poi comincia l’università, l’unico posto dove volevo essere da tutta la vita, il traguardo che mi aspettava da così tanti anni (19… ha ha tutto è relativo vero? Oggi ne ho 47…) ed il mio cervello aveva cuore solo per i sacri testi di Anatomia, Clinica Medica e Semeiotica… . Altro blocco. Interrotto solo un mese l’anno in cui mi dedicavo alla lettura di altro genere.

Al primo colpo mi imbatto nel mio autore unico, Richard Bach. Il Gabbiano Jonathan Livingston, e poi Uno, Un ponte sull’eternità, scopro che se ti poni una domanda, la risposta la trovi in qualunque libro, in

qualunque frase, perché le risposte sono già dentro di te…
Ma quanti ricordi, come si fa….

Pensare ai libri che ti hanno accompagnato nella vita è un po’ come ripensare agli amici dell’infanzia e della gioventù, persone a cui sei affezionato, anche se non li vedi da anni, ti viene nostalgia solo al pensiero.

Mannaggiaattè Rita, mi fai anche commuovere … mah andiamo avanti va!

Il periodo Bach, corrisponde probabilmente ad un periodo in cui sento nascere la necessità di diventare coppia, in modo totalmente inconsapevole, me è questo il gioco no? Ripercorrere, per capire …

Dalla laurea in poi, nessun blocco, nessuna lettura se non professionale, la Medicina è una materia in continuo divenire, impossibile staccarsene, ha bisogno di continui aggiornamenti.

Poi la vita ha deciso per me, e sono arrivata ai giorni nostri. Sono passati 25 anni, lavoro per la comunicazione dell’azienda di mio marito (ecco la necessità di coppia che mi ha stravolto la vita) dopo che ho aperto con lui la Moto39, la Veterinaria rimane nel cuore e nelle mani, nella testa quando i miei cani e Cristiani hanno bisogno di un medico, sono sempre la prima ad essere interpellata…

Un bel salto mortale vero? Da allora, non ho più letto (purtroppo) libri che mi hanno bloccato il cervello, ma ho certamente trovato autrici (femmine per lo più, questo si) che mi hanno appassionata e di cui ho quindi letto tutto, romanzi, storie, racconti, gialli, dalla Patricia Cornwell, alla Katy Reichs, (anatomo-patologhe, prestate all’editoria) finendo nelle grinfie dellA (perché è una donna anche lei) Fred Vargas, di cui ho letto anche gli appunti delle elementari. Storie belle avvincenti, meravigliosamente tradotte… ma nulla che mi ha cambiato la vita, solo amici, conoscenti, in grado di accompagnarmi, di camminare insieme per un po’ e poi ognuno per la sua strada.

In questi giorni sto leggendo Seth Godin, Quel pollo di Icaro che sta sicuramente aiutandomi in quel che faccio, perché di risposte ne trovo in ogni riga, sarà perché è proprio un libro pieno di TUTTO, o forse il tutto è dentro di me, ed aveva solo bisogno di lui per essere tirato fuori.

Questo post non era previsto nelle mie priorità, ma l’ho dovuto scrivere, proprio dovuto, perché da quando Rita me l’ha proposto, non ho potuto fare a meno di scriverlo. Questo mi ha fatto capire che il blocco del cervello mi viene anche nella scrittura! Quando ho un qualcosa da esprimere, è inutile.
Mi posso concentrare finché voglio a fare altro, ma la mente torna sempre lì! Come la lingua, che batte sempre dove il dente duole ed allora, meglio togliersi il dente. A pensarci bene, faccio così anche per le cose da dire… e lì è più grave… va beh!

Il progetto di Rita è davvero geniale. Tanto che io consiglierei alle aziende di introdurlo nelle richieste dei Curricula da valutare.
Il bagaglio culturale che una persona ritiene di aver avuto, ti può far capire molto di lei…. Perché questo processo ti obbliga ad essere autocritico. Ecco che torna il panico.

Ma non potevi fare il #CurriculumDellaMusicaAscoltata?? Lì ero più ferrata… Sinfonica, Classica, Jazz, anni e anni di pianoforte classico e Mahler e Brahams da quando ero in pancia di mia mamma… facevo un figurone … magari ti ho lanciato l’idea e se no… pazienza, la prossima volta cerco di nascere imparata …e chi s’è visto, s’è visto.

Grazie Rita, per l’ospitalità e l’idea originalissima. Un caro saluto