Le letture Alberto Pozzobon: Web Master da fumetto
Il Curriculum del lettore non è solo un modo come un altro di parlar dei propri libri preferiti ma può anche essere il veicolo attraverso il quale si può entrare in contatto con diverse persone. Tra queste, ho trovato decisamente divertente lo scambio di battute avuto con Alberto Pozzobon il quale, più che una persona, è un vero e proprio personaggio. Di quelli che, se non esistono, bisognerebbe inventarli per la simpatia e il dono della chiacchiera e dei motti di spirito.
Vieni a leggere?

Il Curriculum Del Lettore di Alberto Pozzobon
Web Master (con un passato da fumettista)
Ciao. Perché sono qui? Francamente non lo so e mentre scrivo tutto questo ho pure un po’ di ansia ma, andiamo con ordine.
Poco tempo fa ho letto, con molto piacere, il Curriculum del Lettore di una mia amica. Data la piacevolezza della lettura, ho commentato.
Pochi istanti dopo mi sono ritrovato con Rita che mi proponeva di scrivere il mio Curriculum del Lettore.
In quel momento, nella mia testa, si sono susseguite una serie di domande e possibili soluzioni:
- “... ma mi sta prendendo per i fondelli questa?”,
- “Oh mamma mia sembra parli sul serio”,
- “E adesso? Che cazzo scrivo?”,
- “... scusa devo scappare, ho lasciato il gas aperto”,
- “E’ morta mia nonna” (Che già a scuola mia nonna era morta e risorta almeno 27 volte).
Mentre tutte queste domande si rincorrevano vorticosamente nella mia mente, nemmeno fossero 15 palline in un flipper, dialogavo via messenger con Rita. Pian piano ho preso coscienza che nulla avrebbe potuto salvar... ehm sottrarmi dall’annoiare i gentilissimi ed educatissimi lettori della mia interlocutrice.
(Ho detto GENTILISSIMI ed EDUCATISSIMI; ricordatevene a fine lettura).
Arrivati a questo punto, che dite? Inizio? Ok! Cominciamo come a scuola, dalla base, dall’ABC e cioè dal mio personale rapporto con i libri, magari sorvolando sugli usi meno nobili tipo schiacciare zanzare e mosche o livellare mobili rotti.
Non saprei definire il mio rapporto con la lettura, ma forse le parole che lo descrivono meglio sono compulsivo e disordinato e ben si adattano alla mia fame di capire e di avere tutte le informazioni del caso.
Sono un lettore talmente compulsivo che, mentre ne sto leggendo uno e su di esso leggo pagine che trattano o si riferiscono ad altro, io devo cominciare subito a leggere qualcosa su questo altro.
Come se leggendo il Don Chisciotte dovessi bloccare tutto per leggere un libro sulla storia della Spagna; ed è accaduto
Vi ho già svelato qualcosa; quale è stato il mio libro preferito da ragazzo? Sì, proprio il Don Chisciotte della Mancia di Cervantes.
Ricordo che lo lessi avidamente, con le solite soste per capire e approfondire su ciò di cui parlava, ma limitando le escursioni; e lo rilessi pure poco dopo.
Mi piaceva e mi piace per molti degli stessi motivi che mi spingono a leggere oggi. Mi basta un libro per viaggiare e scoprire altri luoghi.
Posso incontrare personaggi incredibili e con i quali riesco a identificarmi come i combattenti delle cause già perse e che, infine, sono affetti da una certa squattrineria e casinismo decisamente patologici. Caratteristiche che ho sempre rivisto in me stesso e sul quale vorrei soffermarmi un momento.
Viaggi, cause perse e squattrineria
Ho sempre amato viaggiare e, fortunatamente, mi sono imposto di viaggiare il più possibile.
Ok, vi chiederete, ora che c’entra questo con i libri? Non lo so, ma sta di fatto che i libri mi hanno permesso di viaggiare anche stando seduto sul divano; e poi, in ogni viaggio reale sono sempre stato accompagnato da un libro, e non una guida dei luoghi che odio perché il viaggio deve comprendere il perdersi, non trovare più la strada .
Ebbene sì, i miei viaggi sono sempre partiti dai libri. Libri che non raccontano solo i luoghi, i monumenti o lo shopping, del quale francamente non è mai fregato nulla, ma la gente e le loro vite. Un esempio? Il prototipo perfetto dei libri di viaggi è In Patagonia di Bruce Chatwin. Ora chiunque lo abbia letto in questo momento mi conosce un po' meglio.Questo non è stato il libro che ho letto prima di andare in Argentina, ma quello che mi ha fatto desiderare di andarci. Lo avete letto? Bene. Non lo avete letto? Ma come cazzo viaggiate? In Patagonia dovrebbe essere il manuale di come si viaggia, come lo è stato per me.
Si scoprono luoghi, scienza, storia e si fa la conoscenza con le genti che popolano quella terra, da dove vengono, le loro vite, ciò che han lasciato e quello che mai più avranno. Fa sentire quanto il legame fra la terra e gli uomini, anche una terra non loro, determini quello che i luoghi sono, li arricchisca; come se mille conoscenze ed esperienze diverse, creino dei nuovi luoghi, delle città sorprendenti, che forse nemmeno ti aspetteresti di trovare in certe latitudini.
Perché adoro i combattenti delle cause perse? Ma per lo stesso motivo per cui quasi tutti li amiamo in fondo, si fa sempre il tifo per il perdente predestinato; almeno credo e un po' lo spero. Anche se penso che molti li amino più che altro perché perdono sempre e questo sentimento viene comunque a scemare in quelle rare occasioni in cui vincono una battaglia. Li amo perché sono combattenti ben coscienti della loro condizione e anche se sanno che le loro battaglie sono quasi impossibili da vincere, non si arrendono. Continuano a combattere per il loro ideali, nonostante tutto.
E qui non parlerò di un libro ma di un autore che molti di voi conosceranno, non fosse altro che compare spesso anche in TV; sono sicuro, anzi certo, che appena dirò il nome di questo autore molti si chiederanno sotto l’effetto di quale droga l’ho associato a questa categoria: (Rullo di tamburi ):
... Mauro Corona!
Ok, calma, pazienza e lasciatemi finire lo spinello che tra poco vi spiego.Comincio con il dirvi che ho letto quasi tutti i suoi libri; molti sono riferiti ai luoghi in cui vive, una zona che lambisce le dolomiti fra Veneto e Friuli, luoghi che conosco fin da bambino. Parla dei boschi, della natura, degli animali, degli eventi naturali e del rapporto semplice ma spesso crudo tra loro e l'uomo. Spesso parlandone trasmette un’atmosfera quasi fatata, come se fosse una favola dei fratelli Grimm, anche quando gli eventi sono drammatici.
Quello che descrive è lontano, idealmente e nella pratica, dalle nostre vite, dai nostri problemi di scadenze lavorative, dalle nostre ansie di essere sempre impegnati, dalle nostre compulsioni nell’essere sempre alla moda o nell’avere sempre l’ultimo gadget tecnologico. Ne parla perché questa è la vita che lui conduce; ora non so se lui voglia comunicarci tutto questo come se quasi fosse una sorta di salvezza, una regressione intelligente e positiva che tutti dovremmo, almeno in parte, attuare ma, in alcuni casi, lo ha affermato e lo fa anche intendere in più passi dei suoi libri.
Per questo motivo lo vedo come un combattente di una causa persa; chissà quante volte voi come me avete pensato “lascio tutto e me ne vado in campagna”. La realtà è che poi non lo facciamo mai ad eccezione delle frettolose gite domenicali; ed anche se qualcuno lo ha fatto, si è accorto che tutto questo ha un prezzo da pagare, quel prezzo che comunque noi non vorremo mai pagare. Vita comoda? Ma lui continua imperterrito sia a vivere la sua vita, sia a scrivere su di essa, sui suoi luoghi e i suoi abitanti. Lui continua a combattere la sua battaglia persa e forse proprio per questo non ci accorgiamo che la sua guerra personale probabilmente la sta vincendo, che lui da solo ha vinto.
Per quanto riguarda la squattrineria e casinismo patologici; ci tengo a scusarmi per i termini usati. Mi rendo conto del fatto che potrebbero non esservi molto chiari ma lo sono molto per me. Se dovessi descrivere cosa intendo con questi termini, ne servirebbero altri 100 almeno ed ancora il concetto esatto non sarebbe ben descritto. Per cui esiste solo un modo per rendervi chiaro quello che voglio esprimere con questi 2 termini, dirvi il nome dell’autore che meglio li rappresenta, almeno per me: Charles Bukowski.
La cosa che mi attrae dei suoi scritti e delle sue poesie sono le persone, gli ambienti, le storie di cui parla; quelle che noi spesso chiamiamo "Storie al margine".
E qui è il punto; mi sono sempre chiesto quanto siano al margine queste storie e quanto possiamo considerarli marginali. I personaggi, gli ambienti, le storie di cui lui parla li ho visti e li vedo ogni giorno; e non stanno sempre e solo negli articoli di cronaca dei giornali; sono nelle nostre città, nei locali che frequentiamo, nelle strade.
Possiamo vedere anche noi queste cose ma non le vogliamo vedere o le nascondiamo nel nostro cassetto dei segreti anche se ne abbiamo fatto parte. Credo che che queste persone, questi ambienti, molte di queste storie siano determinanti per definire quello che siamo, e non parlo solo di società civile, ma anche individualmente.
Possiamo quindi definire marginali questi aspetti delle nostre esistenze e dei nostri luoghi? No, non lo sono, e forse dovremmo non trattare questi aspetti sempre come un cancro da debellare, ma comprenderli come parte di quel che siamo. Semplice no? No.